Cosa sono gli incubi, e perché li facciamo?
Gli incubi muoiono all’alba come tutti i sogni, dopo aver sconvolto le notti di milioni di persone. Sono gli incubi notturni, gli “horror” onirici inscenati dal cervello. Vittima predestinata: il sognatore.
I protagonisti sono esseri mostruosi, calamità naturali, incidenti o forze avverse che non lasciano altro scampo se non il brusco risveglio. Antonia Zadra e Tore Nielsen, studiosi dell’Università di Montreal specializzati nell’analisi dei sogni hanno stilato una rassegna dei classici dell’orrore.
Prendendo spunto dal Typical Dream Questionnaire, una catalogazione dei sogni risalenti agli anni 50, hanno messo a punto un moderno questionario basato su 55 trame oniriche (dal greco òneiros = sogno), oggetto di numerosi successivi lavori. L’aspetto che a distanza di tempo più sorprende gli studiosi è che i modelli in questione sono universali, comuni a tutte le culture e le etnie e con la stessa percentuale di incidenza nei diversi paesi del mondo. Basta leggere i dati per capire che i nostri incubi sono universali ed hanno radici comuni.
Capolista incontrastato nelle classifiche di tutto il globo è:
- l’incubo di essere inseguiti a (81,5%),
mentre stabile ai primi posti è un altro sempreverde:
- la paura degli esami scolastici (72,4%).
Dunque, con lievi variazioni della scenografia, le trame degli incubi sono le stesse per il cinese e per l’americano, per l’africano e per lo scandinavo, e prescindono dall’estrazione sociale e dal livello di istruzioni del sognatore. Questo perché, come a suo tempo teorizzato dallo psicanalista elvetico Karl Gustav Jung, l’inconscio personale attinge ai contenuti dell’inconscio collettivo, da parte della nostra psiche che ha assimilato le figure e i simboli che appartengono alla storia dell’umanità sin dalle sue origini. Ed ecco che i cosiddetti “archetipi” (fiabe, figure e immagini appartenenti al comune immaginario simbolico) ritornano nei sogni e negli incubi. La parola incubo, dal latino incubare (giacere sopra), deriva dall’archetipo del demone che si accovaccia sul dormiente: un’immagine carica di valenze malefiche nata dalla tradizione popolare e diffusa dall’arte e dalla letteratura di tutte le culture.

Sei anni di sogni
Calcolando che si sogna in media due ore per notte, un uomo che dorma otto ore al giorno trascorrerà circa sei anni della sua vita sognando. Una volta addormentato, il cervello si cala in uno stato di distacco totale degli stimoli esterni, detto appunto “de-sincronizzazione cerebrale”, in cui rielabora le informazioni provenienti dal suo interno e dà vita alle scene oniriche. Pur sembrandoci eterni, gli incubi non durano generalmente più di cinque minuti, comunque sufficienti per compromettere l’efficienza lavorativa dell’indomani. Accompagnati da un profondo stato d’angoscia e prostrazione, sfociano spesso in un risveglio improvviso con paralisi, tremore, intensa sudorazione e frequenza cardiaca alle stelle.
Tipici degli ansiosi e depressi
A tutti è capitato almeno una volta di avere un incubo. In ogni caso, fra le categorie più a rischio spiccano i caratteri insicuri, le persone traumatizzate e chi soffre di depressione. Secondo una ricerca dell’Istituto di sport e scienze dell’Università di Heidelberg (Germania), sono inoltre predisposte tutte le categorie professionali sottoposte a stress da prestazione.
L’indagine, condotta su 606 sportivi di vertice di differenti discipline, ha rivelato che oltre il 13% degli intervistati soffriva di incubi pre-gara che andavano da un difetto dei materiali (scoppio di pneumatici, rottura di attrezzi, ecc.) a cedimenti fisici, infortuni e sconfitte. Altri fattori predisponenti agli incubi sono gli effetti collaterali di alcuni farmaci, soprattutto degli antidepressivi. Questi ultimi alterano i livelli cerebrali dei neurotrasmettitori, sostanze chimiche che governano l’umore possono favorire gli incubi l’uso di droga o alcol, lo stress e le abbuffate serali che incrementando il metabolismo e i segnali di stimolo al cervello, lo rendono più attivo durante l’attività onirica.
“..Durano al massimo cinque minuti, ma servono a sfogare stress e paure. A volte, possono perfino salvarci la vita..”
A volte sono salutari
Secondo Michael Schredl, psicologo tedesco, gli incubi ci proteggerebbero da alcuni problemi fisici gravi.Ad esempio dalle apnee notturne, temporanee cessazioni della respirazione che avvengono durante il sonno: al manifestarsi di queste ultime, la reazione d’allarme che scatta nel cervello innesca immediatamente una reazione di risveglio sotto forma di brutto sogno, allo scopo di ripristinare la funzione respiratoria.
